Categories
Uncategorized

Doping alle Olimpiadi, gli inglesi a rischio squalifica E Jacobs li deride

Doping alle Olimpiadi, gli inglesi a rischio squalifica E Jacobs li deride

Come è noto i globuli rossi (GR) trasportano l’ossigeno ai tessuti e negli sport di resistenza, ad esempio ciclismo, sci di fondo ecc., le richieste di ossigeno sono molto elevate. Prima della guerra i nuotatori giapponesi destarono sensazione ai Giochi di Los Angeles 1932 praticando l’ossigenoterapia. A Montreal 1976, invece, i velocisti tedeschi Manfred Steinbach, studente in medicina, e Peter Nocke si pomparono aria nell’intestino, per migliorare il galleggiamento.

  • Scegli fra le nostre proposte Plus e Full e leggi su tutti i dispositivi con un unico abbonamento.
  • I ciclisti olandesi della cronosquadre di Città del Messico, nel 1968, furono sorpresi con steroidi anabolizzanti, però non furono sanzionati nonostante le ammissioni del massaggiatore.
  • Quella giapponese è la seconda Olimpiade segnata dalle sentenze contro il doping di Stato, che privano la Russia di gareggiare sotto la propria bandiera.
  • Poi, oltre dieci anni dopo Seul, il 13 febbraio 1999, in un meeting indoor, a Dortmund, risultò positivo al nandrolone.

Per molti anni gli Stati Uniti hanno avuto sul doping un atteggiamento reticente. Però hanno dovuto affrontare casi clamorosi come quello di Butch Reynolds, primatista del mondo dei 400 m, trovato positivo al nandrolone il 12 agosto 1990, oppure la tragedia di Florence Griffith. Perfino John McEnroe, uno dei grandi campioni del tennis, dichiarò di aver assunto per sei anni steroidi anabolizzanti usati per dopare i cavalli. Molti atleti hanno preso steroidi come fossero vitamine, come hanno dimostrato le squalifiche a vita di Randy Barnes e Tony Dees (1998), i casi di Jud Logan, Mike Stulce, Jim Doehring via via fino a C.J.

Atletica

Nella pioggia di recriminazioni che questa mattina popolano i giornali inglesi per i successi dell’Italia nelle gare di atletica alle Olimpiadi di Tokyo 2020, c’è anche un duro attacco a Giacomo Spazzini, ex nutrizionista di Marcell Jacobs. Proviene in particolare da due articoli, uno pubblicato sul Times e uno sul quotidiano sportivo francese L’Equipe, in cui viene sottolineato il coinvolgimento di Spazzini in un’inchiesta per “traffico di steroidi anabolizzanti”. “Ma in questa storia io e il mio centro siamo la parte lesa”, si difende Spazzini.

  • A partire dagli anni Cinquanta il testosterone e poi i suoi principali derivati, gli steroidi anabolizzanti androgenici, cominciarono a essere usati dagli atleti per incrementare la massa muscolare e intensificare gli allenamenti.
  • Quello che stride assai in questa vicenda sono state le allusioni doping che sono state fatte dalla stampa americana e del Regno Unito nei confronti dell’oro olimpico dei 100 metri, Marcell Jacobs.
  • I controlli devono essere ‘intelligenti’, perché si possono cercare spiragli nelle maglie dei regolamenti.

Nei giorni in cui il mondo scopre il talento e la potenza di Marcell Jacobs, c’è chi non riesce a spiegarsi l’improvvisa ascesa del velocista che ha dominato la scena alle Olimpiadi di Tokyo vincendo, nel giro di pochi giorni, la medaglia d’oro nei 100 metri e nella staffetta 4×100. Era già successo dopo il trionfo di domenica nella gara simbolo dei giochi. Oltre le banali ironie su una vittoria quasi impronosticabile, in quella che è stata definita la “finale di Google”, su Jacobs sono sono piombate allusioni e accuse più o meno velate.

Il vero il doping di Marcell

Un doping scientifico, di cui sono rimaste tracce nei casi di positività del martellista Urlando (1984) e dei discoboli Luciano Zerbini (1993) e Marco Martino (1998). Il velocista italiano Marcel Jacobs è staotil vero re di queste Olimpiadi di Tokyo 2020, avendo trionfato nella prestigiosa gara dei 100 metri per poi vincere pure insieme alla sua squadra, la staffetta 4×100. Un vero miracolo sportivo per l’Italia che sta giustamente celebrando queste imprese epiche nel mondo dell’atletica. I giornali esteri – specialmente quelli britannici – stanno cercando in tutti i modi di provare la positività al doping del grande velocista italiano, nato negli USA.

Leggi anche

Per rafforzare il concetto, Spazzini ha ripubblicato su Instagram il video girato un anno fa, che lo ritrae assieme a Jacobs e risale al tempo in cui l’atleta ha deciso di provare l’Hybrid Method. Ma resta la pesantezza del clima che si respira attorno a Marcell Jacobs su scena internazionale. https://lovehealthlovelife.com Sempre sulle pagine del The Times, si sottolinea come l’atleta azzurro, prima delle Olimpiadi, non sia stato considerato meritevole di essere inserito nell’AIU (Athletics Integrity Unit), programma anti-doping interno alla IAAF che si concentra sugli atleti top per ogni specialità.

Anabolandia, medico choc: “Più steroidi prendi, meglio stai”

Nella notte italiana è stata assegnata la prima medaglia del Mondiale, nella 10 km… Copyright 2023 © Sphera Media | Tutti i diritti sono riservati | Credits by FBDM
È vietata la riproduzione parziale o totale dei testi senza il preventivo consenso scritto dell’editore. L’elemento di cui molto si è chiacchierato è l’Hybrid Method, un metodo nutrizionale che sarebbe stato implementato da Spazzini e si fonda sui principi di «stimolare il metabolismo, sviluppare la massa muscolare riducendo la massa di grasso, abbassare al minimo il rischio delle infiammazioni». E a rafforzare questa versione provvedono gli stessi giornalisti del quotidiano londinese, che scrivono di avere parlato con un portavoce degli inquirenti milanesi.

Il doping di Stato

Anche l’Italia riciclò alcuni ‘illustri esperti’ della Germania Est assumendoli nei quadri tecnici. Negli anni Quaranta cominciò il dibattito sugli effetti degli ormoni sulla prestazione sportiva. A partire dagli anni Cinquanta il testosterone e poi i suoi principali derivati, gli steroidi anabolizzanti androgenici, cominciarono a essere usati dagli atleti per incrementare la massa muscolare e intensificare gli allenamenti. Anche il presidente del CONI Giovanni Malagò ha preso le parti di Jacobs, trovando spiacevoli e imbarazzanti le accuse di doping degli inglesi, perché incapaci di accettare una sconfitta.

Tokyo 2020, Jacobs: “Dicevano ‘zero tituli’ per atletica, abbiamo preso cinque ori”

La battaglia al doping ha bisogno di cooperazione internazionale, di leggi e sanzioni uniformi, e, soprattutto, di uomini limpidi e coraggiosi, capaci di difendere il fair play e chi lo pratica. La sovietica Galina Kulakova, tre volte campionessa olimpica, finì terza ai Giochi di Innsbruck 1976 nella prova dei 5 km di fondo, ma risultò positiva per efedrina. Le fu ritirata la medaglia, però, a differenza di DeMont, poté partecipare alle altre gare di quei Giochi e rivinse l’oro. In quel traffico fu coinvolta l’olandese Ria Stalman, poi olimpionica del disco a Los Angeles 1984.

error: Content is protected !!